Secondo una teoria sociologica formulata quasi cento anni fa, ogni individuo è collegato agli altri attraverso relazioni più o meno evidenti e definite da sei gradi di distanza che li separano e li riuniscono rendendoli parte di un unico, complesso e misterioso universo.
Sono partita da qui un anno fa.
Sono partita da una teoria astratta e rivolta alla ricerca di un senso collettivo e ideale nel modo in cui ci rapportiamo agli altri, per approdare ad una visione intima e personale delle connessioni che mi hanno collocata nell’esatta posizione del mondo in cui mi trovo.
Mi sono interrogata su quali strumenti possediamo come esseri umani per rapportarci tra noi e naturalmente sull’uso che di questi strumenti ho fatto nella mia vita. Come in un fluire spontaneo di pensieri sono emerse da queste riflessioni sei parole, idee o dispositivi che corrispondono ai mezzi che ci conducono l’uno verso l’altro. CORPO, NATURA, SPAZIO, OGGETTO, ARTE, COMUNICAZIONE. Sono le parole che mi hanno guidato nella vita, sono le parole che generazioni di persone hanno utilizzato per sovvertire le regole e per crearne di nuove. Sono state ispirazione per grandi azioni e piccoli gesti. Sono ciò che ci consente di essere tante identità diverse che si muovono verso le stesse direzioni.
Ognuna di queste idee diventa immagine attraverso un percorso di sei scatti, per un totale di trentasei, concepiti attraverso una intensa ricerca di archivio alternata alla creazione di nuove raffigurazioni. Ed ecco allora che le fotografie si dispiegano come catene consequenziali, in cui una immagine è collegata formalmente o idealmente a quella successiva, grazie a sei passaggi talvolta lineari, talvolta trasversali.
La scelta di evidenziare (sia in rosso che in bianco e nero) all’interno delle singole immagini un elemento o un altro, permette di soffermare la propria attenzione su di un particolare per poter cercare una connessione con la foto seguente e quella precedente. In fin dei conti bianco e nero sono i due colori che identificano i contrasti e le connessioni simboliche e culturali più diverse: il lutto e la vita, la luce e l’oscurità, la chiarezza e il mistero, il bene e il male. Giocano tra loro e invertono i loro significati tra Occidente ed Oriente in un continuo senso di rimandi e connessioni. E poi il rosso. L’ira, la passione, la violenza, l’amore, la vita, il dolore. Un solo colore e un intero universo di significati.
Sei gradi di separazione è un progetto che nasce percorrendo le mie strade ideali, ma si spinge oltre, nel desiderio che chi lo osserva trovi nell’intrico delle mie immagini le sue strade e i suoi percorsi.
Se esistono realmente sei gradi di separazione allora significa che tutto il mondo è intorno a noi, e noi, semplicemente, siamo parte del tutto.
Sono partita da qui un anno fa.
Sono partita da una teoria astratta e rivolta alla ricerca di un senso collettivo e ideale nel modo in cui ci rapportiamo agli altri, per approdare ad una visione intima e personale delle connessioni che mi hanno collocata nell’esatta posizione del mondo in cui mi trovo.
Mi sono interrogata su quali strumenti possediamo come esseri umani per rapportarci tra noi e naturalmente sull’uso che di questi strumenti ho fatto nella mia vita. Come in un fluire spontaneo di pensieri sono emerse da queste riflessioni sei parole, idee o dispositivi che corrispondono ai mezzi che ci conducono l’uno verso l’altro. CORPO, NATURA, SPAZIO, OGGETTO, ARTE, COMUNICAZIONE. Sono le parole che mi hanno guidato nella vita, sono le parole che generazioni di persone hanno utilizzato per sovvertire le regole e per crearne di nuove. Sono state ispirazione per grandi azioni e piccoli gesti. Sono ciò che ci consente di essere tante identità diverse che si muovono verso le stesse direzioni.
Ognuna di queste idee diventa immagine attraverso un percorso di sei scatti, per un totale di trentasei, concepiti attraverso una intensa ricerca di archivio alternata alla creazione di nuove raffigurazioni. Ed ecco allora che le fotografie si dispiegano come catene consequenziali, in cui una immagine è collegata formalmente o idealmente a quella successiva, grazie a sei passaggi talvolta lineari, talvolta trasversali.
La scelta di evidenziare (sia in rosso che in bianco e nero) all’interno delle singole immagini un elemento o un altro, permette di soffermare la propria attenzione su di un particolare per poter cercare una connessione con la foto seguente e quella precedente. In fin dei conti bianco e nero sono i due colori che identificano i contrasti e le connessioni simboliche e culturali più diverse: il lutto e la vita, la luce e l’oscurità, la chiarezza e il mistero, il bene e il male. Giocano tra loro e invertono i loro significati tra Occidente ed Oriente in un continuo senso di rimandi e connessioni. E poi il rosso. L’ira, la passione, la violenza, l’amore, la vita, il dolore. Un solo colore e un intero universo di significati.
Sei gradi di separazione è un progetto che nasce percorrendo le mie strade ideali, ma si spinge oltre, nel desiderio che chi lo osserva trovi nell’intrico delle mie immagini le sue strade e i suoi percorsi.
Se esistono realmente sei gradi di separazione allora significa che tutto il mondo è intorno a noi, e noi, semplicemente, siamo parte del tutto.